Caratteristiche del Complesso di San Pietro

Il battistero di San Giovanni, detto Tomba di Rotari, assieme alla chiesa di Santa Maria Maggiore, formano il complesso monumentale di San Pietro.

Il battistero di San Giovanni, detto Tomba di Rotari, assieme alla chiesa di Santa Maria Maggiore, formano il complesso monumentale di San Pietro. Il secondo polo, dopo il santuario micaelico, legato al culto e alla devozione nella cittadina garganica consacrata all’arcangelo Michele.

Secondo alcuni studiosi, il complesso di edifici sacri avrebbe avuto origine da un’antichissima parrocchiale dedicata all’apostolo Pietro; in questa chiesa, andata distrutta per cause sconosciute, esistevano due altari consacrati rispettivamente alla Madonna e a San Giovanni Battista. Nella ricostruzione di San Pietro fu deciso di edificare, in sostituzione dei due altari menzionati, una chiesa dedicata alla Vergine e un battistero dedicato a San Giovanni.

Pochi metri dividono il colonnato della Basilica di San Michele dalla più antica chiesa del paese: San Pietro, sede della prima parrocchia cittadina, venne demolita nel 1894 per ragioni storiche. Di esse oggi restano il seicentesco rosone a trofro sul portale d’ingresso, le basi di quattro colonne di granito, e la struttura absidale a semicatini scavata da nicchie risalente al XII secolo.

A sinistra dell’abside si accede alla Tomba di Rotari, non un sepolcro, come il nome lascerebbe credere, ma quasi sicuramente un battistero dedicato a San Giovanni che, nei primi del XII secolo, Rodelgrimo e suo cognato Pagano da Parma fecero sopraelevare e coprire a cupola. L’appellativo è dovuto all’errata interpretazione del nome del costruttore e del vocabolo “tumba” (cupola). Pregevole la fattura del suo portale, costituito da un‘architrave con bassorilievo riproducente la “Cattura di Gesù”, la “Deposizione”, le “Marie al Sepolcro”, la “Resurrezione”. Degni di attenzione sono i bassorilievi che sormontano l’ingresso e i capitelli e gli affreschi interni.

A destra dell’ingresso di San Pietro si apre l’atrio che conduce alla chiesa di Santa Maria Maggiore. Nonostante abbia subito varie modifiche nel tempo, è una delle più belle manifestazioni di arte romanica-pugliese. Costruita nella prima metà del XI secolo da Leone, arcivescovo di Siponto e, in seguito a rovine e distruzioni, fu riedificata verso la fine del XII secolo per merito di Costanza d’Altavilla, madre di Federico II di Svevia. Assai degna di interesse è la sua facciata ad arcate cieche su esili lesene ed il portale a baldacchino poggiante su due aquile. L’interno è a tre navate, quelle laterali ad arco acuto sono separate dalle altre mediante pilastri istoriati da affreschi di scuola bizantina.

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