Il Campanile della Basilica di San Michele

Nel campanile appaiono evidenti le analogie con il castello che Federico II di Svevia si era fatto costruire presso Andria.

La Basilica di San Michele Arcangelo fu commissionata da Carlo d’Angiò agli architetti Giordano e Maraldo, che avevano preso parte alla edificazione delle opere difensive di Manfredonia e di Castel del Monte.

Tracce di quella esperienza precedente si riscontrano nel Campanile, dove appaiono evidenti le analogie con il castello che Federico II di Svevia si era fatto costruire presso Andria, specialmente per quanto riguarda la base ottogonale, il rapporto larghezza e altezza, le volte interne a cupola.

Oltre ai nomi degli artefici apprendiamo anche la data d’inizio della costruzione da un’epigrafe in latino sovrastante la porta del campanile, in cui si legge che i lavori furono incominciati il 27 marzo 1274, sotto il pontificato di Gregorio X, mentre regnava Carlo I d’Angiò.

Il campanile, costruito con blocchi di pietra calcarea squadrati, ha un’altezza di 25 metri, corrispondente esattamente alla lunghezza del suo perimetro; è formato da un basamento alto poco più di un metro, su cui poggiano quattro piani, ognuno dei quali è sottolineato dalla presenza di cornici, paraste e arcate cieche. Nel muro, che ha uno spessore di 2,50 metri, è ricavata una scala, formata da 99 gradini e larga 60 centimetri, che si svolge a spirale evitando le aperture delle monofore e delle bifore che danno luce all’interno.

La struttura originaria dell’edificio, in cui convivono armonicamente elementi romanici e gotici, è stata modificata nel 1666, allorché la cella campanaria dovette essere adattata alle dimensioni di una gigantesca campana di 30 quintali. Con il passare del tempo, il soverchio peso e le oscillazioni dovute a una collocazione mal equilibrata della grossa campana provocarono delle gravi lesioni nell’edificio, per cui, nel dopoguerra, si provvide a sostituirla con una di peso inferiore, ottenuta dalla sua fusione.

Inserite nelle pareti del campanile si trovano dei frammenti di iscrizioni risalenti al X-XI secolo, che quasi certamente dovevano appartenere alla primitiva chiesa romanica di San Michele, che andò distrutta quando al di sopra di essa fu edificata la basilica angioina.

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